LA LUCE PRENDE IL SOPRAVVENTO E L’OSCURO GRIDA. LA SCREMATURA E’ IN ATTO.

LA LUCE PRENDE IL SOPRAVVENTO E L’OSCURO GRIDA. LA SCREMATURA E’ IN ATTO.

 

tempo maturo

Che giorni intensi questi.

Tutto stabile e destabilizzato al contempo.

Si apre un sipario, una scenografia fa intendere che le cose si muoveranno in un certo modo, ma appena la scena parte tutto cambia e si fatica a capire quale filo segua la trama, quali intenti abbiano i protagonisti, quali battute pronunceranno e quale sarà il colpo di scena.

Tutto corre così veloce che quasi sembra fermo, ci va un’attenzione così profonda che ci si sente schiacciare da questo vortice veloce e incessante.

E poi sul palco passano le comparse che pronunciano alcune parole forti… E ci si sofferma ad ascoltare senza capire bene chi davvero siano e cosa vogliono trasmettere.

Vestiti di bianco parlano di nero.

Confondono, illudono, circuiscono, sporcano.

Ma l’abito bianco fa credere che siano i buoni, dunque ci si lascia fare e la spinta della folla fa sentire quasi di essere dalla parte dei giusti, dei buoni.

Loro sono vestiti di bianco, ma parlano di nero.

Una voce poi rimbomba e la scena si blocca.

Dice di non ascoltare le parole nere, ma il rimbombo si fa debole e pochi si soffermano ad ascoltare.

Ma davvero è debole quella voce che rimbomba?

O forse è debole chi preferisce ascoltare parole nere da chi veste di bianco?

Qual è dunque il bandolo della matassa?

La forza che da dentro spinge a voltarsi verso la voce che rimbomba seppur debolmente come un sussurro che indica la via d’uscita o la bramosa comodità dell’abbandono dell’essere che proclama di innalzarsi volgendo ad atti di bassa energia?

Atti che annullano l’importanza del luogo sacro, atti che riempiono la coppa di materia priva di energia dirompente.

La coppa deve colmarsi di materia divina, profonda essenza di energia che sublima l’anima che con i piedi per terra s’innalza e volge gli occhi al cielo ritrovando così il senso del Divino e ricordando finalmente che ne è parte integrante.

Quanti su questo grande palco troveremo a mirare il cielo con saldi piedi nudi in terra?

Quanti alla fine potranno sentire dentro che la coppa si è colmata di energia vibrante composta da materia nuova?

Quanti avvertiranno la forza dirompente di questa energia e nel pieno della comunione tra terra e cielo risplenderanno?

Che importa in fondo quanti… Importa che questi si vedano e che con la loro luce possano illuminare e segnare la via che riporta a casa. La via che consente di trovare il pieno contatto con la terra e il cielo.

Dunque mentre tanti ascolteranno ancora le parole nere di chi veste di bianco, alcuni smetteranno di ascoltare e si lasceranno avvolgere da quella luce che ricrea il profondo collegamento con il tutto così da consentire di rinascere a se stessi.

E se dico che ride bene chi ride ultimo è solo perché  so che la Luce ormai ha preso sopravvento sull’oscurità, dunque questa grida e usa ogni mezzo per tentare, inutilmente, di restare in vita… i tempi sono maturi e una grande scrematura è in atto.

I cancelli si sono aperti

Due grandi cancelli

Da adesso tutto si definisce
 
 
Vedo nello scorrere dei mesi, l’apice…
 
 
Ogni rintocco segna uno scatto
 
 
Sconvolgimenti e nuovi equilibri
 
Ma di questo ne parleremo domani…
Siate Luce!
Stefania Ricceri